Il sintomo proviene dalla società
Inervista di J.M. Carvalho a Roberto Freire

A colloquio con Roberto Freire, anarchico brasiliano, psicanalista.

 

Nel quadro della tua vita, in quanto persona che comincia ad avere capacità critica in relazione alla società in cui vive, quali sono gli aspetti che ti hanno più influenzato?

In primo luogo ho dovuto liberarmi dalla mia formazione borghese e liberarmi dai miei obblighi di medico. Era stata la mia famiglia, in cui c’erano molti medici, professori (nonni, zii e altri parenti), a determinare la mia formazione. Io fui portato ad essere un medico. Ho cercato di esserlo secondo la loro volontà, ma nello stesso tempo ne ho approfittato per avere una buona formazione scientifica.
Ho acquisito conoscenze scientifiche sul corpo umano abbastanza grandi, ma non mi sono interessato molto alla medicina in sé, sebbene avessi dentro di me una passione per l’osservazione del comportamento delle persone, che mi portava ad una certa invidia nei confronti degli scrittori e una certa volontà di poter scrivere come gli autori che leggevo.
La politica, la vedevo dal punto di vista partitico e subito la detestai sin dall’inizio della mia vita. Ho vissuto, durante questa mia formazione, in due dittature molto lunghe. La prima di Getœlio Vargas è durata 15 anni e successivamente la seconda, quella dei militari è durata altri 15 anni. Oggi, io ho 70 anni, e metà della mia vita l’ho passata in un quadro di dittature molto violente. Quella di Getœlio Vargas fu molto più violenta di quella dei militari. Ma il Brasile non ha memoria della sua storia. Le cose vengono dimenticate, ma è un dato di fatto che furono terribili.
Io ero studente delle scuole medie superiori e cominciai ad avere coscienza del bisogno di libertà quando l’abbiamo persa. Ero studente e non avevamo libertà di leggere, di partecipare a iniziative e mi ricordo di molte corse in strada, fuggendo dalla polizia. Le nostre scuole erano invase per arrestare un professore o un alunno. Nel momento che succedeva tutto questo, a casa mia sembrava che non stesse accadendo niente, perché loro avevano aderito alla vita borghese e ai governi autoritari.
Cominciò ad esistere un conflitto dentro di me e una differenza di visione su quello che avrebbe dovuto essere la vita sociale. Loro avevano una visione di crescita, di opulenza, di ricchezza, mentre io avevo la necessità di approfondire la mia conoscenza. Io volevo capire meglio, sentivo una grande passione per la conoscenza, ma ancora non era spuntata in me una capacità critica.
Io soffrivo la violenza della dittatura. Io avevo molta rabbia nei confronti della polizia, dell’esercito, del dittatore, ma tutto questo era un qualcosa che era al di sopra delle mie forze. La cosa cominciò ad essere più profonda, la mia coscienza diventò più chiara, quando mi fui laureato in medicina e vinsi una borsa di studio dell’UNESCO e continuai i miei studi di ricerca, abbandonando la parte clinica. Andai a fare ricerca nel "Collège de France" a Parigi. Lì mi sono formato con un ricercatore straordinario. Il "Collège de France" era la scuola di Claude Bernard. La metodologia scientifica della ricerca, ebbi modo di conoscerla molto da vicino. Io facevo ricerca sulla conduzione nervosa. Lavoravo in Brasile, nell’Istituto di Biofisica con il professore Carlos Chagas Filho e lui studiava il pesce elettrico, che ha nel suo corpo veri e propri condensatori. È un materiale di ricerca straordinario.
Arrivando a Parigi io ebbi un’esplosione. La scienza mi ha interessato sempre. L’apprendistato nel "Collège de France" fu una cosa meravigliosa, ma percepì che c’era spazio per molte altre cose. Per coincidenza andai ad abitare in un hotel dove viveva un brasiliano che faceva teatro e anche persone che studiavano teatro. Cominciarono a portarmi con loro, a conoscere il campo delle arti. Cominciai a frequentare il teatro, a partecipare a molte discussioni su arte e cultura con queste persone, principalmente Sabato Magaldi, un grande studioso di teatro che recentemente è stato eletto nell’Accademia Brasiliana di Lettere, uno dei maggiori critici teatrali che il Brasile abbia avuto. In quel momento frequentava i corsi alla Sorbonne sulla cultura teatrale. Ma erano molte persone. Cominciai a frequentare teatri e presi la strada del mondo dell’arte e della cultura. E in questo mondo io percepì una critica molto maggiore all’organizzazione dello Stato, al funzionamento della società. Alcuni autori, che cominciai a leggere e a vedere in scena, come Bertolt Brecht, furono alcuni dei primi contatti critici in relazione all’organizzazione sociale, e si riveleranno molto importanti.
Avevo già letto Marx - soprattutto "Il Capitale" - e altri autori che criticavano il capitalismo. Vivendo a Parigi, lontano dalla mia famiglia, lontano dall’ambiente dove mi ero formato, da quel mondo borghese, mi cominciai a formare una coscienza socialista.

     

Consultorio e fabbrica

Dopo torni in Brasile e, secondo quanto mi risulta, inizi una relazione stretta con il Partito Comunista. Questa affermazione è corretta o no?

La cosa molto curiosa è il fatto che mai ho accettato il Partito Comunista. Le idee marxiste si avvicinavano a me e io le consideravo interessanti. L’analisi di Marx sul capitalismo io la ritenevo molto interessante. Ma quando cominciavo a leggere le proposte del marxismo per un’organizzazione sociale nuova avevo molte critiche da fare, io sentivo il rancido autoritario.
Quando tornai in Brasile mi sposai. Mio padre morì e io non potevo continuare a fare ricerca, dovevo andare a lavorare per sostenere la mia famiglia, l’antica e la nuova. Fu una vita molto dura. Dovetti riprendere il lavoro in clinica. La medicina doveva essere il mio aiuto. Trovai un impiego come medico di fabbrica. Fu il periodo nel quale ho conosciuto il proletariato. Fu un periodo nel quale potei comprendere la crisi tra capitale e lavoro. In quel momento la teoria marxista cominciò a prendere corpo e la critica sociale apparire più attiva. Subito dopo, cominciai a far teatro, cominciai a sentire una gran voglia di scrivere. Mio padre era morto e percepì che era lui a bloccarmi nella creazione letteraria e artistica. Fu in quel momento che scrissi il mio primo spettacolo teatrale, in quanto ero legato al Teatro Arena di São Paulo, un teatro che ha prodotto una rivoluzione. Il Teatro Arena fu il primo teatro del Brasile che introdusse la questione operaia, fu la prima volta che un operaio diventò protagonista. Fino ad allora gli operai non andavano in scena, in quanto questa era invasa dalla borghesia.
Il mio primo pezzo si chiamava "Quarto de Empregada". Inserii due lavoratrici domestiche come attrici principali. Praticamente prima le lavoratrici domestiche passavano il panno per la polvere, rispondevano alle chiamate, ecc. Io collocai, insieme al personale del Teatro Arena, il problema della domestica nel Brasile come qualcosa di importante al di sopra. Mi incorporai in questo gruppo. Al mattino lavoravo in fabbrica affrontando il problema del proletariato, mettendo in pratica le conoscenze marxiste, ammettendo pratiche d’un socialismo che non sapevo bene cos’era. Fino a che un giorno capitò tra le mie mani Bakunin, verso la fine degli anni ’50, inizio anni ’60. Quando cominciai a leggere Bakunin io avevo già percepito che il mio socialismo era anarchico e che non era marxista, perché io non tolleravo l’autoritarismo, né l’organizzazione di uno Stato autoritario ecc. E Bakunin combatteva questo. A partire da lì cominciai a studiare, a studiare l’anarchismo. Cominciai a frequentare il Centro di Cultura Sociale. Cominciai ad avere amici anarchici. Fino a quel momento i miei amici erano tutti marxisti, in quell’epoca facevamo discussioni terribili. Discutevamo molto, producevamo insieme teatro, ma la mia formazione era differente dalla loro. Fu a partire da lì che cominciai a produrre teatro e ad essere coinvolto nella medicina sociale. Sentivo di aver bisogno di un’azione politica più seria. Pensavo che il teatro era poco.
Alla fine degli anni ’50 mi ero appassionato alla psicanalisi. Cominciai a leggere cose di Freud, che non capivo molto bene, ma credevo che avesse una profondità molto grande, una serietà immensa. Pensai che c’era una rivoluzione incredibile dentro la psicologia dell’epoca. Quando lessi della scoperta dell’inconscio, quando vidi collocare la questione della sessualità nell’infanzia, l’importanza che Freud dava alla libido nella prima infanzia, ritenni tutto ciò molto rivoluzionario. Aprii un consultorio per lavorare nel pomeriggio e di mattina lavoravo in fabbrica per sostenere la mia famiglia (avevo intanto già risolto il problema di mia madre e dei miei fratelli). Mia moglie mi aiutava, anche lei era medico e già avevamo due figli. Allora io potei pagarmi la mia formazione di psicanalista. Fu una formazione carissima. Tutto quello che io guadagnavo andava nelle mani del mio analista viennese. Confesso che fu una delle formazioni più difficili, perché io non sono riuscito a capire le idee di Freud. La sua scoperta scientifica era perfetta, ma non sono mai riuscito a capire il suo apparato.

So che sei stato vittima della dittatura. é dopo la dittatura che cominci ad essere uno scrittore? Negli anni ’50 o in un altro periodo storico?

Abbandonai la psicanalisi e cominciai a criticarla per il suo elitarismo, per essere molto costosa, per essere solo per clienti ricchi. Cominciai a capire che i miei clienti erano tutti ricchi, inviati dalla società di psicanalisi e io non volevo vivere molto ricco.  Così nel 1962, ruppi con la psicoanalisi e cercai di lavorare nel giornalismo, fino a creare un giornale "Brasil Urgente". Fu un giornale fortissimo, molto coraggioso, in quella epoca, fatto assieme ai padri domenicani, che esercitavano una influenza molto grande nell’opposizione di sinistra della politica brasiliana.
Ora io non ero più medico, né psicanalista. Volevo entrare in azione, non volevo essere uno spettatore, volevo essere un lottatore, un giornalista. Scrissi un romanzo molto difficile da essere pubblicato, si chiama Cléo e Daniel che finì per uscire nel 1966 e fu il punto di partenza per il resto della mia vita. Ma tornando un poco indietro, il giornale che avevo fatto era molto violento, era contro l’organizzazione politica dello Stato. Denunciavamo tutto questo nel giornale quando arrivò il golpe militare nel 1964.
Prima di ciò, quando avevo abbandonato la medicina e la psicanalisi, ero coinvolto nell’ambiente anarchico, nel senso che volevo sapere se loro erano contro un intervento armato, contro una lotta armata. Rimasi disperato perché loro non volevano la lotta armata. Cercai alcuni compagni marxisti e non marxisti. In quella fase stavano organizzando "Azione Popolare", che nacque dall’Azione Cattolica Marxista-Leninista (della Gioventù dell’Università Cattolica). Ma in questa transizione, che non era ancora comunista (io non volevo aggregarmi al PC), con questo gruppo di Azione Popolare, cominciammo a fare un lavoro di coscientizzazione dei giovani sulla possibilità del golpe militare. All’improvviso arrivò il golpe militare, più presto di quanto ci aspettavamo. Lo attendevamo per maggio o giugno, ma fu in marzo. Tra le prime cose che fecero fu l‘invasione e la distruzione  del giornale, io fui arrestato subito dopo e anche i miei colleghi.
Iniziarono una persecuzione molto estesa nei confronti delle persone che militavano in queste organizzazioni. Io ero già sposato, avevo figli e fu una vita orribile, perché mentre nella prima dittatura  si verificavano solo scontri per strada, ora no. Loro credevano che noi eravamo i nemici, tutti quelli che reagivano alla dittatura erano considerati comunisti. Siccome volevano avere l’appoggio nord-americano, sia per le armi, sia per comprare navi, sia per ottenere denaro, avevano bisogno di dire che stavano combattendo i comunisti. Nella realtà, il Presidente della Repubblica1 di allora stava facendo alcune aperture sociali, proponendo una riforma agraria, cose che avevano a che vedere con il socialismo, ma lui non era un comunista, era un latifondista, era un uomo contraddittorio. La gioventù era quella che voleva il socialismo.
Fui arrestato e rilasciato varie volte, pensavano che quando mi rilasciavano mi sarei incontrato con gli altri compagni.
Continuai a lavorare facendo teatro. Scrissi un romanzo nel 1966, dopo una prigione terribile, nella quale persi il controllo emozionale. Non potevo cercare nessun psicologo né psichiatra, perché nessuno di loro dichiarava la sua ideologia. Se io avessi cercato uno per dirgli che ero stato torturato dalla polizia, avrebbero alzato subito il telefono per denunciarmi. In quell’epoca c’era una paranoia terribile, genitori che denunciavano i figli, figli che denunciavano i genitori, fidanzati che denunciavano la fidanzata e viceversa. Era una situazione molto pericolosa.
Fu in questo momento che mi venne l’idea che avrebbe dovuto esistere una psicologia socialista, al servizio delle persone che erano socialiste, affinché queste avessero con chi parlare quando c’era bisogno.
Sono passato in 12 prigioni e sotto tutti i tipi di tortura. Ma ci fu una tortura che mi ha segnato completamente e mi avrebbe lasciato lesioni per tutta la vita, si chiamava "telefonata" ed erano i colpi violenti che loro ci davano simultaneamente sulle nostre orecchie, con le due mani.
Ripetevano questo dieci o dodici volte al giorno ed era orribile. Era un dolore lancinante e cadevamo subito. In conseguenza a ciò le mie due retine rimasero per anni appese a un filo. Dieci anni dopo mi caddero. Adesso da un occhio non vedo più e dall’altro molto male.
Le torture furono difficili da affrontare, fu una lotta molto grande, lontano dalla mia famiglia, non sapendo nulla di loro e loro di me. Ma c’era un certo eroismo, perché credevamo nella lotta per la libertà contro la dittatura. In questa epoca ho prodotto molto e ho approfondito le mie conoscenze, la mia cultura libertaria si è formata in queste prigioni, in questi contatti e fin" per essere anche la mia arma.

     

La mia opzione anarchica

Tra i libri che hai scritto in questo periodo, quali furono i più importanti?

In questo periodo non scrissi molti libri. Uscì "Cléo e Daniel" che ebbe un successo incredibile. Ma infelicemente sono stato derubato da una casa editrice marxista che non mi pagava i diritti d’autore. Tiravano 50 mila copie e mi dicevano che ne avevano tirato solo 5 mila.
A quel punto facevo solo giornalismo. C’era una grande lista di sovversivi. Se un padrone dava lavoro ad un giovane sovversivo diventava anche lui responsabile. Così nessun padrone offriva un lavoro. Io potevo sopravvivere solo perché mia moglie era medico e lavorava. Io inviavo articoli ad un mio amico, Samuel Viner, che riusciva a pubblicarli con vari pseudonimi e mi pagava in nero. La mia sopravvivenza era molto difficile. Il libro che uscì era un libro molto singolare perché non parlava di politica, non si poteva. Lo scrissi in carcere sui fogli di giornale che mandavo a mia moglie, che poi lo faceva dattilografare. Feci un libro sull’amore. Dicendo che l’amore era impossibile in Brasile. Scrissi un Romeo e Giulietta.  Era una visione politica della società brasiliana che la faceva finita con l’amore. Questo libro smosse molto la gioventù. Ancora oggi vende come negli anni ‘60. Coinvolse molto dal lato dell’ingiustizia sociale.
Il libro che venne in seguito fu "Utopia e Paixão". È un libro che scrissi quando mi caddero le due retine, stavo cieco nell’ospedale. Allora io conversavo con un mio amico che registrava le conversazioni senza che io lo sapessi. Più tardi mi diede i nastri registrati a partire dai quali io scrissi il libro. È un libretto dove ho cominciato il mio lavoro di comunicazione libertaria anarchica.

 In quale anno è uscito questo libro?

All’inizio degli anni ’70.

Nella sua apertura per la prospettiva libertaria anarchica, questo libro è l’inizio di tutta la trasformazione del tuo pensiero libertario?

C’è un altro libro che io scrissi dove feci la prima dichiarazione pubblica aperta della mia opzione anarchica.  Dove spiegai cosa era l’anarchismo per la popolazione. Si chiamava: "Viva eu, viva tu, viva o rabo de tatù". Nel frattempo l’ho ritirato dalla circolazione perché considero che è ormai ultrapassato. Fu a partire da lì che ruppi con tutti i miei compagni marxisti. Il libro "Utopia e Paixão" venne solo dopo. Da lì in avanti i miei libri sono esclusivamente anarchici, contengono storie, vari assunti, ma l’obiettivo, la base, è la discussione sul socialismo libertario.

Quando si costituisce concretamente la SOMA in vari Stati del Brasile?

La SOMA ebbe un momento preciso. Fu nel 1970. Nella mia formazione per diventare psicanalista mai mi parlarono di Wilhelm Reich. Era semplicemente omesso, per loro non era mai esistito. Dopo il 1970 stavo in Europa per ragioni politiche, per prendere contatti politici (io non fuggii mai dal paese avendo paura dell’azione politica). Uscii dal Brasile per portare cose buone. Sempre quando fui all’estero fu per stabilire contatti e raccogliere denaro, comprare armi per sostenere la rivoluzione contro i militari.
Stavo in Europa e andai ad assistere ad uno spettacolo di teatro, perché a me il teatro continuava a piacere. Anche durante la dittatura io ho creato con gli studenti dell’Università Cattolica un teatro, nel quale mettemmo in scena un’opera di João Cabral de Melo Neto, "Morte e Vida Severina". Per la buona riuscita presi uno studente di architettura e gli chiesi di musicare il poema: questo ragazzo si chiamava Chico Buarque de Holanda. Fu un successo immenso in Brasile, fu una grande sfida. Le critiche che i militari facevano ai giovani !!! Lo spettacolo fu di una creatività immensa. Fummo in vari paesi e nello stesso Portogallo (Lisbona, Sintra e Porto). In Francia vincemmo il Festival Internazionale di Nancy. Fu una delle esperienze più ricche che feci. Queste rappresentazioni aprivano spazio per discutere di politica. Il pezzo di allora parlava della miseria. In Portogallo si era nell’epoca di Salazar. Gli studenti portoghesi venivano al teatro e lo spettacolo finiva sempre con l’invasione della polizia, perché si parlava contro Salazar, si parlava contro quello che si voleva. La censura non poteva fare niente. Feci un pezzo teatrale senza usare parole percepibili come una critica contro la dittatura, si dimostrava il conflitto tra il fonema "A" che è aperto e il fonema "O" che è chiuso. I reazionari erano gli "O" e gli studenti erano le "A". La rappresentazione era una specie di espressione culturale che quasi non si faceva in Brasile. Fu un successo fantastico anche per le musiche di Chico Buarque.
Tornando indietro, io stavo in Europa e andai a vedere uno spettacolo del Living Theatre diretto da Julien Beck. Era un teatro anarchico nord-americano che non restò negli Stati Uniti perché non voleva pagare imposte. Girò per il mondo ottenendo successo tremendo, perché attuava  una forma completamente rivoluzionaria. Io restai affascinato. Intervistai allora Julien Beck e mi disse che la sua arte di rappresentazione era semplice perché loro studiavano Wilhelm Reich. Io domandai chi era e lui mi rispose che era un dissidente e discepolo di Freud. Mi portò a casa sua e mi diede da leggere una serie di libri di Wilhelm Reich e altri.
Iniziai allora a studiarlo in quella circostanza stessa in Europa per mano di un direttore di teatro. Restai completamente affascinato e cominciai a studiare tutta la psicologia di quel periodo e percepì che non avevo conosciuto niente di uguale. Lessi molto, ritornai in Brasile e volevo vedere se c’era qualche lavoro su Wilhelm Reich. In Brasile non c’era niente, del resto c’erano poche cose sulla bio-energetica.
Decisi allora di creare una tecnica, una pratica terapeutica che potesse essere utile, soprattutto, alla gioventù e soprattutto essere utile a chi aveva una visione critica del capitalismo generatore di nevrosi. Furono allora circa 10 o 12 anni di studi e ricerche, dopo i quali iniziai a praticare la tecnica con studenti di psicologia. Creai allora un gruppo di terapia. La SOMA è principalmente questo, una tecnica derivata dall’opera di Wilhelm Reich. È una terapia che crede che la nevrosi "viene da fuori per dentro", ossia noi siamo nevrotizzati dalla società, nelle dinamiche di potere che si determinano tra noi e le persone della nostra famiglia, le persone della nostra scuola, della società, in una lotta ideologica permanente. Il desiderio di libertà e autonomia è essenziale all’essere umano. Ma per mantenere il controllo sociale autoritario, le persone sono castrate in questo desiderio di libertà, di autonomia. In questa lotta quelli che perdono restano nevrotici. Cominciai allora a fare terapia di gruppo. Solo di gruppo, e non individuale, perché Reich diceva che se la nevrosi è un prodotto sociale, allora per una persona liberarsi di ciò deve avvenire dentro un gruppo sociale. La relazione individuale è insufficiente per poter percepire il fenomeno sociale della genesi della nevrosi. Tuttavia, e questo è altrettanto importante, non mi fermai solo a Reich. Analizzai anche Frederic Perls, ex-psicanalista analizzato da Reich, che andò in Africa del Sud per creare un Centro di psicanalisi, ma rinunciò. Si sposò con una fisica che lavorava nella Gestalt, negli studi di Gestalt  fisica. Cominciò a studiare con lei ed ebbe una intuizione meravigliosa nel percepire che se non si sanno organizzare le Gestalts  psicologiche, come si riesce ad organizzare quelle fisiche, le persone non riescono ad avere un proprio equilibrio, le persone si squilibrano, perdendo il controllo gestalt  della propria esistenza quotidiana.
La Gestalt,  secondo  i  fisici è uno stadio di attenzione selettiva. Per esempio, dal lato psicologico, se si sta guardando un paesaggio solo con mare e cielo, la sua attenzione è rivolta solo al mare e al cielo. Se sorge all’improvviso una barca, la figura su cui si sposta l’attenzione diventa la barca, il resto è lo sfondo che finisce in secondo piano. Quando la barca passa, la figura della sua attenzione torna ad essere, un’altra volta, il mare e il cielo. Noi andiamo mutando. Daremo più attenzione a quello che ci interessa. Un nevrotico è una persona che perde il controllo delle Gestalts.  Per esempio, qualcuno che deve pagare un conto e che ha il denaro, ma non paga il conto; è il caso di qualcuno che ha bisogno di dire che ama, ma non ha il coraggio, non riesce a dirlo e continua a soffrire; è qualcuno che ha bisogno di lavorare per mantenersi ma che non lavora.

 

La scoperta dell’antipsichiatria

Attraverso la terapia possono risolversi le Gestalts  che sono aperte in ciascuna persona incominciando a chiudere prima quelle che sono più piccole fino ad arrivare a quelle che sono grandi e chiudere anche quelle. La metodologia della Gestalt  ha cominciato ad essere utilizzata nella SOMA, e con questa applicazione abbiamo constatato che una terapia che durava 4 o 5 anni, passò a durare al massimo un anno. Fu una soluzione metodologica fantastica2.
Successivamente cominciammo a studiare l’anti-psichiatria che fu scoperta da Gregory Bateson, antropologo nord-americano che fece ricerche straordinarie e che vennero più tardi disseminate. Emersero varie persone che passarono a sviluppare l’anti-psichiatria, come David Cooper e Ronald Laing in Inghilterra e Franco Bassaglia in Italia. Questo movimento si allargò nel mondo intero, arrivando alla conclusione che la psichiatria era una farsa. Dimostrarono che la schizofrenia può essere curata, determinando cosìla svolta dell’anti-psichiatria. Per loro la psichiatria non si prende cura degli schizofrenici, mantenendoli internati con violenza, facendoli soffrire con trattamenti multipli. Nell’Università di Palo Alto, in California, un gruppo di specialisti, durante anni, studiò famiglie dove appariva la schizofrenia in gioventù. La schizofrenia è qualcosa che viene  riprodotto nei figli dai genitori, attraverso un meccanismo di riproduzione. Questo meccanismo è qualcosa di difettoso che chiamiamo "Doppio Vincolo", che consiste nella tecnica di affermare e negare simultaneamente, nel dire si e no nello stesso tempo, creando nella testa delle persone una grande confusione che darà luogo ad una forte dipendenza, perché se le persone non percepiscono, si sentono incapaci di risolvere da soli i loro problemi. Si resta, poi, dipendenti, ciò che porta al disinteresse, angoscia e abbandono della vita quotidiana.
In questa università californiana si misero insieme antropologi, psicologi, studenti di psicologia con l’obiettivo di analizzare un congiunto di famiglie con problemi schizofrenici. Portarono le persone schizofreniche all’università e li curarono. Guarirono completamente in un anno, nonostante il loro quadro di referenza fosse schizofrenia, firmato da psichiatri di fama. Evitarono di applicare la tecnica del "Doppio Vincolo", di affermazione e negazione in simultanea. Fecero un trattamento nella famiglia in modo che i genitori smettessero di applicare il "Doppio Vincolo".
Constatarono che il "Doppio Vincolo" è la tecnica più efficace di controllare i figli: ad un figlio che è irrequieto si applica il doppio vincolo e lui diventa buono. Però, i genitori non sanno che stanno pregiudicando profondamente la vita dei figli.
Un’altra scoperta meravigliosa fu che è l’amore responsabile di tutto questo. Come esempio, prendiamo una famiglia che aveva quattro figli, di cui uno diventa schizofrenico e gli altri tre no. L’educazione è stata uguale per tutti. Quello che è schizofrenico è quello che realmente ama i genitori e anche i genitori lo amano molto. In una relazione poco amorosa questo non succede. Una relazione amorosa, una dipendenza affettiva molto grande segna molto, è propiziatoria del "Doppio Vincolo", mentre senza amore non funziona.

Queste tre o quattro grandi "tecniche/teorie rivoluzionarie" a livello di psicologia, come si coordinano con la prospettiva anarchica?

Queste furono le tecniche psicologiche, però mancava ancora una tecnica. Più tardi ne avrei scoperto un’altra: il massaggio bio-energetico. Creai esercizi bio-energetici per muovere energia che ristagna - secondo la teoria reichiana la nevrosi si manifesta sotto forma di una corazza. Per questo ho applicato all’incirca 30 esercizi. Mancava ancora un esercizio che si rivelasse buono per farlo durante la terapia, ma essenzialmente dopo la terapia. Ossia il cliente dovrebbe farlo per il resto della vita.
Fu a quel punto che ho scoperto la "capoeira" di Angola, capoeira madre, scoperta dagli schiavi qui in Brasile. Mi resi conto che la capoeira era fondamentale. La lotta di capoeira è un massaggio bio-energetico straordinario. Ho anche scoperto che nessuna terapia è sufficientemente buona se non insegna al cliente a lottare, se non prepara la personalità ad affrontare la vita con uno spirito di lotta. Essendo la capoeira una lotta e la persona sentendosi capace di lottare, nel momento che apprende la capoeira, una persona affronta la vita con molto più coraggio, più preparata per qualsiasi specie di lotta, fisica e psicologica. Incorporammo allora la capoeira. La pratica era pronto. Mancava l’essenziale. No, non mancava. Già esisteva dall’inizio: la coscienza politica.

Chi è che produce il sintomo?

Il sintomo proviene dalla società, proviene dalle relazioni umane, le persone accumulano ansia e depressione. Ma chi è che produce la depressione, le fobie? Reich ha dimostrato che ciò che provoca questo è il conflitto di potere, è il conflitto per avere più forza sugli altri, è il conflitto per avere la proprietà sugli altri, di dominare gli altri. È quello che esiste nei sistemi autoritari (monarchia, dittatura e in alcune democrazie). È qualcosa che sempre è esistito.
C’è bisogno che le persone prendano coscienza che sono nevrotizzati dentro la "piaga" di cui parlava Reich. Le persone amano il loro padre, la loro madre e questi ricattano i figli e dominano i figli. Si riceve la nevrosi attraverso una lotta politica per il potere in famiglia, di una lotta per il potere nella scuola, nella vita sociale (c’è la polizia, lo Stato, l’esercito), di una lotta politica nel matrimonio dove esistono regole differenti per gli uomini e le donne ecc... Era necessario stabilire chi era la causa del sintomo. Determinandosi cosìche la causa era l’autoritarismo nelle relazioni umane, risultò evidente che c’era bisogno che una persona prendesse coscienza che non poteva uscire dalla sua nevrosi se non avesse acquisito un’altra coscienza che combattesse la piaga capitalista.
Quando Reich ancora viveva pensava che il marxismo, impiantandosi nell’Unione Sovietica dopo il 1917, avrebbe reso possibile lo sviluppo del socialismo nel mondo e che questa sarebbe stata la grande arma per combattere gli effetti nevrastenizzanti del capitalismo. Come si sa non è andata cos". Lui ebbe il tempo di vedere che in URSS tornarono indietro rispetto a tutti i suoi progetti (libertà sessuale "verso" repressione sessuale, amore libero ecc.) e impiantarono la dittatura del proletariato. Allora, del sogno socialista che poteva sovrapporsi al capitalismo rimane solo l’anarchismo.
Quando un cliente inizia a praticare SOMA deve passare per una cura psicologica e allo stesso tempo acquisire una coscienza libertaria, per poter affrontare la sua lotta durante la vita intera.

Dopo che queste tecniche sono state sviluppate, qual’è stata la loro accettazione? Quanti gruppi si  sono formati? Come si sono diffuse queste pratiche nel tessuto sociale brasiliano?

È stata una lotta terribile. Essendo la SOMA un lavoro corporale e in gruppo, le tecniche analitiche che lavorano individualmente o che non si mischiano con gruppi reagirono per un problema di mercato. Loro non sanno che la nevrosi sta nel corpo. Loro non hanno letto Reich. Allora hanno reagito attraverso il potere. La psicanalisi è lo strumento ufficiale del borghese capitalista per risolvere i suoi problemi psicologici. È qualcosa di inodore, di insipido. Può farsi durante 5, 10 o più anni. Il borghese ha la consolazione di incontrare chi lo ascolta. Siccome ha i soldi per pagare allora è qualcosa che sembra dare sollievo. Poi è passato ad essere l’arma ufficiale.
La SOMA è apparsa come qualcosa di concreto, reale, con veri contatti, movimenti. Per questo si inizia una campagna diffamatoria realizzata per terapeuti analisti. Ho potuto comprovare questo solo quando la Folha de São Paulo  pubblicava la mia foto in un supplemento in cui si accusavano le terapie alternative di essere ciarlatanesche e affermavano che l’unica terapia che era positiva ed efficace era la psicanalisi. Siamo stati designati come ciarlatani. Quando uscì questo supplemento si capì che c’era un potere della psicanalisi sulla Folha de São Paulo.
Poi venimmo a sapere di altri casi. Noi non rispondemmo mai a ciò. Una volta, in una conferenza con 1.000 persone a Porto Alegre, un giornalista mi domandò se era vero che nella SOMA io mi ero "scopato" tutte le mie clienti. Io risposi che ciò era infamante, perché in realtà avevo "scopato" solo con quelle piacevoli. Provocai una risata e così smontai la domanda. C’è stata una ripercussione molto negativa nelle famiglie e nell’ambiente scientifico. Ma io non ho mai ricevuto per iscritto una critica, né da parte di psichiatri né di alcuno ed è più di 15 anni che esiste questa terapia.

Quanti gruppi esistono oggi?

Abbiamo gruppi in 8 Stati del Brasile. In São Paulo ci sono cinque gruppi, a Rio de Janeiro tre. Penso che abbiamo 15 gruppi in funzionamento (con una media di 20-30 persone per gruppo). La fascia d’età va dai 17 ai 25 anni, nonostante partecipino persone di età maggiore.

 

La nostra rivista

Oltre la SOMA come terapia, sappiamo che curate l’edizione di libri, la pubblicazione del bollettino/rivista "Tesão", produzioni di video e altri eventi. Come coordinate tutto ciò?

Ho pensato in una certa fase che dovevo presentare al pubblico quello che era la SOMA in termini scientifici. Scrissi tre volumi a partire dal libro "SOMA-Uma terapia Anarquista". Il primo volume "A alma e o Corpo" espone tutti i fondamenti scientifici della SOMA; il secondo volume "A Arma è o Corpo" affronta le tecniche di applicazione delle sessioni, spiega come si pratica la SOMA, e il terzo volume "Corpo a Corpo" costituisce una sintesi dei primi due.
Con questi tre libri qualsiasi persona ha tutte le informazioni (bibliografiche, scientifiche ecc.) su che cosa è la SOMA.
A partire da un dato momento abbiamo sentito la necessità di avere, anche, un centro di coordinamento. Abbiamo una sede qui in São Paulo, che chiamiamo "Casa da SOMA". È una casa dove 13 gruppi praticano capoeira ininterrottamente durante tutto il giorno. Qui produciamo anche la rivista/bollettino "Tesão" (senza periodicità certa, pubblichiamo quando possiamo, quando abbiamo disponibilità finanziaria per questo, ma esce 3 o 4 volte per anno). Promuoviamo anche molti dibattiti e conferenze. Organizziamo  un corso permanente "Pedagogia Libertaria", essendo un mezzo di migliorare la pedagogia nel gruppo per liberarsi di questo autoritarismo generatore di nevrosi. Questo corso ha già compiuto tre anni.  Abbiamo già pubblicato un primo libretto intitolato "Pedagogia Libertaria".
Quest’anno parteciperemo per la prima volta ad un incontro nazionale sulle terapie che hanno avuto origine da Wilhelm Reich. Sarà realizzato in agosto del 1997 e sarà patrocinato dall’Università Cattolica di São Paulo.
Nel frattempo stanno per essere aperte più case di SOMA.

Essendo Roberto Freire una persona dalle molte sfaccettature e avendo scritto molte cose - romanzi, manuali, novelle per la TV ecc. - so che adesso stai avviando una nuova avventura che è un incontro con il giornalismo: cioè la pubblicazione della rivista "Caros Amigos". Parlaci di questo progetto.

La televisione è una grande passione, è un grande strumento di comunicazione. Avevo pensato (ingenuamente?) che le idee anarchiche potessero passare da l", ma mi ingannai. La televisione impedisce violentemente la comunicazione. L’unico difetto che la televisione ha, è di non essere mia, perché se fosse mia sarebbe un grande strumento di coscientizzazione per una società più giusta. Di fatto io ho lavorato in alcune telenovelas, ho prodotto alcuni capitoli di "Malu Mulher". Il giornalismo è stato una grande passione, ma dovetti lasciarlo per dedicarmi alla SOMA e alla militanza politica. Ho 70 anni, in termini di salute mi sento un po’ stanco, vedo molto male e il cuore è affaticato. Allora ho cominciato lentamente a pensionarmi. Ho smesso con la SOMA, ma ho cinque assistenti. Ho pensato che la mia vita stava finendo. Ad un certo istante alcuni amici mi hanno contattato per creare una rivista dove potessimo esprimere in libertà il nostro pensiero libertario. Abbiamo lavorato durante sei mesi, investito senza padrone. Siamo stati noi quattro che abbiamo finanziato la nostra rivista con i nostri risparmi. Abbiamo rischiato e la rivista è uscita.
Ha avuto una ripercussione molto buona, è molto carina, molto interessante. Sembra che abbiamo scoperto uno spazio all’interno della stampa brasiliana. Lavorare per la rivista è stato come una resurrezione. Mi sono risentito giovane. Sono tornato a sentire un’allegria molto grande per il lavoro e sono arrivato alla conclusione che tutto quello che ho fatto nella vita, l’ho fatto solo per convinzione, quando sentivo passione. Zé Maria è uguale (ripone una grande passione in tutto quello che fa) e anche i miei compagni della rivista. Stiamo facendo giornalismo con passione, che è una cosa meravigliosa. Fare giornalismo in modo burocratico, giornalismo di funzione, appena notiziario, è orribile come trascinare la pancia.
Abbiamo già fatto tre numeri della rivista, il terzo esce a giorni. Del primo numero pubblicato in 50 mila copie ne abbiamo venduti 30 mila. Del secondo abbiamo aumentato le vendite di oltre il 10 per cento, vendendone già 35 mila. Se continua ad andare tutto bene, speriamo un giorno di vendere 100 mila copie e a quel punto diventiamo "ricchi". Stiamo persino combinando di passare un Natale e l’Anno Nuovo a Lisbona, con Zè Maria, se questo accade.
Una buona notizia è che abbiamo inviato 5 mila copie a Lisbona, come test per vedere se interessa ai lettori portoghesi.
È una sensazione molto buona fare una rivista dove possiamo dire quello che vogliamo e pensiamo. E tutte le persone che scrivono nella rivista dicono quello che pensano. Abbiamo 30 collaboratori e mai abbiamo detto a loro quello che dovevano o non dovevano scrivere. Non c’è alcuna censura, non c’è alcuna falsariga.
Noi conosciamo le persone, sappiamo che nessun fascista, nessun capitalista borghese scriverebbe sulla rivista. Sono persone libertarie, alcuni anarchici come me. Le idee anarchiche escono dall’analisi della realtà, dalla critica della realtà. La finalità della rivista è di comunicazione popolare. Noi scriviamo con il cuore, con la testa e con le "palle" anarchiche.
L’accettazione della rivista è un indice molto grande dell’interesse per l’apertura anarchica che abbiamo.

Bene, Roberto, terminiamo ringraziandoti immensamente per la tua disponibilità a concedere questa intervista alla rivista Utopia.

J.M. Carvalho Ferreira

1- João Goulart, leader del PTB (Partido Trabalhista Brasileiro) ed erede politico di Getœlio Vargas, assunse la presidenza della repubblica nel settembre del 1961. Nel 1963 tentò di mettere in pratica una serie di riforme di base, come la riforma agraria e la regolamentazione delle rimesse all’estero dei profitti delle  multinazionali. Fu deposto nel 1964 dal golpe militare appoggiato dagli Stati Uniti.

2- "La Gestalterapia, come è utilizzata nella Soma, consente alle persone nevrotiche di sbloccarsi e favorisce lo sviluppo del potenziale umano di ciascuno dei clienti. La confrontazione nel gruppo, la focalizzazione sul presente e l’esperienza corporale ed emozionale vissuta collettivamente, provocano catarsi, aumentano le scoperte interiori e sviluppano in poco tempo grande fraternità" (Roberto Freire, SOMA-Uma Terapia Anarquista, vol.1, Rio de Janeiro, Ed. Guanabara, p.62

 

Roberto Freire e la SOMA

Roberto Freire è nato nel 1927 nella città di São Paulo. Laureato alla Facoltà Nazionale di Medicina di Rio de Janeiro, si è dedicato alla ricerca scientifica nell'Istituto di Biofisica a Rio de Janeiro e nel College France a Parigi.

Più tardi si è dedicato al teatro, mettendo in scena diverse opere. Il suo maggiore successo teatrale è stata la sceneggiatura del poema "Morte e Vida Severina" di João Cabral de Melo Neto, con musiche di Chico Buarque de Holanda, per la quale ha ricevuto il premio del Festival Mondiale del Teatro Universitario di Nancy in Francia.

Come giornalista Roberto Freire ha lavorato nei giornali "O Estato de São Paulo" e "Ultima Hora" e nella rivista "Realidade". Negli ultimi anni è stato editore-direttore della rivista "Caros Amigos".

A partire dall'inizio degli anni '70 ha scritto "SOMA, una terapia anarchica", libro in più volumi.
Su questa tecnica, creata e sviluppata a partire dagli insegnamenti di Wilheim Reich, ha scritto altri tre libri: "A Alma e o Corpo", "A Arma è o Corpo", "Corpo a Corpo".

Oltre questi testi di carattere scientifico nel campo della psicanalisi, Roberto Freire ha pubblicato diversi saggi psicologici e politici ("Viva eu, Viva tu, Viva a Rabo do Tatù", "Utopia e Paixão" (con Fausto Brito), "Sem Tensão não hà Solucão", "Ame e de Vexame", "A Farsa Ecológica", "Tesudos de Todo o Mundo, Univos!"), quattro romanzi ("Cleo e Daniel", "Coiote", "Os Cúmplices" e "Liv Tatziu" edito l'anno scorso"), due libri di racconti ("Histórias Curtas", "Grossa I e II"), un libro di teatro "3/4" con testi di "Quarto de Empregada", "Quarto de Estudante", "Quarto de Hotel") e, infine, cinque libri per ragazzi ("As aventuras de João Pão", "Um Menor Abandonado: Moleques de rua, Domadores, Mágicos e Ladrões", "O Milagr da Santa Chorona", "Aevolta dos Meninos", "A Fórmula da Esperança").

Cos'è la SOMA?

La SOMA è una terapia di gruppo e corporale, basata sull'opera di Wilhelm Reich. É nata a partire da una ricerca su come sbloccare la creatività.
I partecipanti dei gruppi sono stimolati a lavorare il corpo come strumento di libertà. Esercizi teatrali, giochi ludici, scherzi infantili, sensibilizzazione, comunicazione, percezione, emozione.
É attraverso la SOMA che possiamo conoscerci meglio e trasformarci. La SOMA funziona per mezzo di dinamiche di gruppo autogestite, con "capoeira angola"1 tecniche bioenergetiche e gestalts.
Oggi è praticata solamente attraverso il "Collettivo Anarchico Brancaleone", del quale Roberto Freire fa parte, in sette città brasiliane.
La "Casa da Soma", sede nazionale del Collettivo, è in: Rua Doutor Cândido Espinheira, 541 Perdizes, São Paulo tel. 0055-(0)11-864-7046
La corrispondenza può essere inviata a:
Caixa Postal 70513, 05013-990 São Paulo - SP

1 La capoeira è un "gioco", "una danza popolare", che deriva da una lotta di autodifesa utilizzata dagli schiavi neri deportati in Brasile, basata esclusivamente su movimenti del proprio corpo e su colpi ispirati al modo di difendersi e attaccare degli animali nella foresta.

 

 

Altre 3 domande

Paradigma - Quali sono le sue previsioni e opinioni rispetto l'attuale sistema capitalista mondiale?

Roberto Freire - Il capitalismo è arrivato ad una situazione estrema in cui si trova quasi senza uscita: l'egoismo, la competizione, il dominio e il potere attraverso il denaro, l'impunità, la corruzione e la miseria, la quale sta aumentando nel mondo. Adesso il problema maggiore è la disoccupazione, che solo cresce, (...)

Paradigma - Lei pensa che questa fase del capitalismo, nella quale emergono i suoi difetti, è una buona opportunità per la rivincita del socialismo, dell'anarchismo o dello stesso comunismo?

Roberto Freire - Molti si stanno convincendo che non c'è via d'uscita che non sia il socialimo, ma non quello autoritario come fu il socialismo dell'Unione Sovietica. Il capitalismo continuerà aumentando le ingiustizie nel mondo e la sofferenza della maggioranza della popolazione. Allora, a coloro che studiano e pensano e a chi può accedere a queste informazioni, è il socialismo - il vero socialismo libertario - l'ideologia che gli si offre.
Il socialismo realizzato dal basso in alto, senza autoritarismo e gerarchia.

Paradigma - Non è impossibile avere una rivoluzione o trasformazione sociale senza spargimento di sangue?

Roberto Freire - No, io penso il contrario, se tu produci un cambiamento sociale attraverso rivoluzioni sanguinose, tu devi installare un potere attraverso lo Stato stesso. Uno Stato armato, potente, minaccioso, sarebbe in pratica il socialismo autoritario così come realizzato in Unione Sovietica. Affinché ci sia un socialismo non autoritario c'è bisogno di una trasformazione della coscienza delle persone.