Luigi Fabbri: alla scuola di Malatesta
di Camillo Levi

"Armonia naturale" era il titolo di un articolo inviato da uno studente diciannovenne di Fabriano (Ancona) al giornale anarchico L'agitazione, che proprio in quel 1897 aveva iniziato le sue pubblicazioni. Sul giornale veniva regolarmente pubblicato l'indirizzo londinese di Errico Malatesta, che si trovava in esilio per sfuggire ad un mandato di cattura che pendeva su di lui in Italia. I posti di frontiera e tutte le questure avevano l'ordine tassativo di fare di tutto per riacciuffarlo appena possibile.
Poiché dalle colonne dell'Agitazione risultava che Malatesta era redattore del giornale, Il giovane studente, Luigi Fabbri, pensò di rivolgersi a lui per conoscere i motivi per i quali il suo articolo non era stato pubblicato, ma da Londra non gli giunse alcuna risposta. In compenso, invece, gli giunse una lettera dalla redazione anconetana del giornale che lo invitava a recarsi di persona ad Ancona, per una fraterna discussione politica; a tal fine, gli veniva segnalato l'indirizzo di un compagno anarchico, Cesare Agostinelli, di mestiere cappellaio. Giunto nella sua bottega, Fabbri fu accolto gentilmente e lo stesso Agostinelli, dopo aver stirato gli ultimi cappelli ed aver chiuso la bottega, lo condusse a piedi in un altro quartiere della città; giunti presso una casa apparentemente disabitata, la guida entrò senza bussare, usando una chiave che teneva con sé. Il locale interno si presentava disabitato e così pure i successivi. Dopo poco, i due si trovavano in una stanza, nella quale erano entrati da una botola, a colloquio con l'esule Malatesta, che da mesi ormai viveva clandestinamente nel cuore di Ancona, redigendo l'Agitazione, mentre sbirri di ogni categoria lo cercavano all'estero o lo aspettavano ai valichi di frontiera. Il giovane Fabbri rimase per ore ed ore a parlare con Malatesta, ed iniziò così la sua lunga militanza politica, che sarebbe terminata solo con la sua morte (1935).

Entrato l'anno successivo nella redazione dell'Agitazione, il giovane studente di Fabriano dimostrò fin dall'inizio una buona capacità pubblicistica, la quale sarebbe stata una costante per tutta la sua esistenza. Fra le numerose pubblicazioni curate da Fabbri, un posto di particolare importanza occupa la rivista quindicinale Il Pensiero, della quale fu sempre redattore insieme a Pietro Gori: comunque, a causa dei lungi viaggi all'estero e delle precarie condizioni di salute di quest'ultimo, il lavoro redazionale ricadde in massima parte sulle spalle di Fabbri, che seppe fare della rivista un chiaro punto di riferimento per tutto il movimento anarchico nel primo quindicennio del Novecento. Il Pensiero poteva contare sulla collaborazione di alcuni fra i militanti più seri e preparati del movimento anarchico, e si caratterizzava per la molteplicità degli argomenti dibattuti; fu una pubblicazione di notevole efficacia nel combattere, fra gli stetti anarchici, alcune pericolose deviazioni che proprio allora assumevano dimensioni preoccupanti (il nichilismo individualista, la monomania sindacalista, ecc.). Se si considera che l'uscita de Il Pensiero coincise di fatto con il lungo e poco produttivo esilio londinese di Malatesta, allora l'infaticabile opera redazionale di Fabbri viene ulteriormente esaltata. Per le edizioni de Il Pensiero, stese anche la relazione del Congresso Anarchico Internazionale che si tenne ad Amsterdam (1907), durante il quale furono particolarmente dibattute le due questioni relative al sindacalismo ed all'organizzazione; a questo Congresso Fabbri si incontrò nuovamente con Malatesta, e concordò quasi in pieno con le tesi sostenute dal rivoluzionario campano sulle due questioni: nell'opuscolo che pubblicò al suo ritorno in Italia, e che fece precedere da un'ottima introduzione fattagli pervenire dallo stesso Malatesta, Fabbri confermò la sua strettissima affinità di pensiero con il suo primo "maestro" d'anarchismo. Dopo la chiusura de Il Pensiero collaborò alla rivista Volontà; Fabbri e Malatesta svolsero opera di orientamento ideologico all'interno del movimento, e di untile propaganda anarchica all'esterno.

Nel contempo, Fabbri pubblicava opuscoli politici relativi a differenti problemi, fra i quali ricordiamo quelli su Carlo Pisacane, sulla questione organizzativa, Su Francisco Ferrer, sul problema dei rapporti Stato-Chiesa, ecc. Notevole soprattutto un opuscolo, firmato "un gruppo di anarchici", pubblicato nel 1916, in piena guerra mondiale, per riaffermare l'intransigente posizione degli anarchici di fronte al massacro internazionale bellico, in aperta polemica con quanti, in campo anarchico, si dichiaravano interventisti (pochi, ma fra di essi alcuni compagni stimati, come Kropotkin, Grave, Cornelissen, in quali credevano che la guerra avrebbe in qualche modo favorito una rivoluzione sociale). La netta condanna di ogni forma di interventismo, espressa da Fabbri in quell'opuscolo, fu comune anche a Malatesta ed a Bertoni, che nei loro articoli rispettivamente su Freedom (Londra) ed Il Risveglio (Ginevra) contribuirono a portare chiarezza anarchica di fronte alla grave deviazione di Kropotkin e degli altri. A Fabbri, comunque, spetta il particolare merito di aver avuto il coraggio e la lucidità per fare propaganda antimilitarista all'interno dell'Italia, restando attivo - sfuggendo ai rigidi controlli polizieschi - durante i lunghi anni di guerra, mentre a Corticella (Bologna) insegnava nella locale scuola elementare.
Negli anni del primo dopoguerra, pieni di rivolte, tentativi, speranze rivoluzionarie, Fabbri fu attivamente presente nelle lotte del movimento anarchico, redigendo Volontà ad Ancona, collaborando ad Umanità Nuova quotidiano, partecipando al travaglio ideologico del movimento dei lavoratori in seguito alle prime notizie provenienti dalla Russia, ed in particolare nel giudicare Lenin ed i bolscevichi, la posizione di Fabbri fu sostanzialmente comune a quella di Malatesta (tornato in Italia nell'autunno 1919). Nell'agosto del 1920, infatti, Fabbri terminò di scrivere il libro Dittatura e Rivoluzione, nel quale esponeva con eccezionale chiarezza e semplicità la concezione anarchica della rivoluzione autoritaria, in particolare a quella leninista che allora a molti, a troppi sembrava quasi coincidere con quella socialista libertaria. Nella rivoluzione russa, e nella successiva controrivoluzione bolscevica, Fabbri coglieva la massima conferma storica del tradizionale irriducibile antagonismo fra anarchismo e marxismo, fra socialismo libertario e autoritario. Dittatura e rivoluzione resta ancor oggi un utile strumento di chiarificazione e di propaganda, certo uno dei migliori libri scritti da anarchici; può essere considerato come la risposta anarchica al celebre Stato e Rivoluzione di Lenin, e le equivoche teorie ivi esposte dal dittatore bolscevico escono malconce dal confronto con il volume di Fabbri, ed ancor più da un'attenta verifica dei tragici sviluppi della controrivoluzione bolscevica, dal 1917 fino ad oggi. Militante attivo e conosciuto, Fabbri fu sempre oggetto delle attenzioni della polizia e dei fascisti, dai quali fu più volte aggredito. Oltre che con la sua attività militante, Fabbri rispose degnamente alle camicie nere pubblicando un libro (La controrivoluzione preventiva, 1923) di analisi del fenomeno fascista, che fu giudicato un valido contributo all'interno del fascismo. Sempre vicino a Malatesta, Fabbri partecipò alla fondazione della rivista Pensiero e Volontà, collaborando anche ad altre pubblicazioni anarchiche italiane (Fede, Libero Accordo) e straniere (La Protesta di Buenos Aires, Rivista Blanca di Barcellona).

Rifiutandosi di prestare il giuramento di fedeltà al regime, perso perciò il posto di insegnante, continuamente minacciato dagli squadristi fascisti, Fabbri fu costretto all'esilio, e dopo un primo periodo passato in Europa, si recò in Sud America dove restò fino alla morte. Nella numerosa comunità anarchica di esuli italiani a Parigi ed in altri centri della Francia, fu instancabilmente attivo e pubblico il giornale Lotta Umana insieme con Camillo Berneri e Torquato Gobbi; partecipò ai dibattiti sulla questione organizzativa che anche nell'esilio accendevano lunghe discussioni e polemiche. A questo proposito giova ricordare che nel '20 Fabbri era stato fra i promotori dell'Unione Anarchica Italiana (U.A.I.), per la quale aveva collaborato a stendere il patto d'alleanza, e sempre si era sentito impegnato nella polemica contro le tendenze antiorganizzatrice del movimento. Un'occasione favorevole per ribadire la sua concezione dell'organizzazione anarchica gli fu offerta dalla discussione che impegnò molti esponenti del movimento in tutto il mondo dopo la presentazione da parte di un nucleo di esuli russi della Piattaforma di Arscinov (cfr. Efficienza organizzativa ed efficacia anarchica, A 24); Fabbri, pur sottolineando nel suo intervento certe valide esigenze espresse dai "piattaformisti", rigettava pienamente la soluzione politico-organizzativa da loro proposta, e riaffermava di converso la tradizionale concezione anarchica riguardo alla lotta di classe, all'omogeneità teorica, all'anarco-sindacalismo, ecc.
Espulso dalla Francia, riparò in Belgio e, dopo un'altra espulsione, si recò a Montevideo (Paraguay), dove fondò la rivista Studi Sociali, pubblicò Malatesta, vita e pensiero, collaborò a giornali anarchici nordamericani, ecc.
Dopo la morte di Malatesta ('32), curò la pubblicazione dei suoi scritti completi 1919-1932, per le edizioni del Risveglio. Luigi Fabbri morì nel 1935, quasi quarant'anni dopo il suo primo incontro con Malatesta clandestino, lasciando un patrimonio di notevole valore culturale e propagandistico alle future generazioni dell'anarchismo internazionale.

Camillo Levi