Grazie alla pausa estiva (il volume consta di ben 752 pagine), sono finalmente riuscito a leggere “Anarchismo e politica”, opera di Stefano D’Errico, studioso del pensiero libertario, più noto come segretario nazionale dell’Unicobas. Ne è valsa la pena: sia perchè si tratta dello studio più completo, tra quelli fino ad ora pubblicati, su Camillo Berneri, sia perché con esso D’Errico ha dimostrato d’essere, tra i cultori  del pensiero berneriano (considerato spesso, e a torto, contraddittorio) uno di coloro che lo hanno meglio compreso.

“Nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo, il ‘programma minimo’ dei  libertari del terzo millennio”, è scritto nel sottotitolo del volume, e questa frase chiarisce il senso del lavoro dell’autore, che si è speso senza risparmio, non alla ricerca di riconoscimenti accademici, bensì alla ricerca di risposte concrete ai problemi che si trova a dover affrontare chiunque sia impegnato in una militanza libertaria seria.

Ad essi, Camillo Berneri, l’anarchico lodigiano ucciso dagli stalinisti in Spagna nel 1937, mentre era impegnato a difendere la repubblica spagnola dal fascismo, fornisce ancor oggi numerosi spunti di riflessione. La sua tensione, infatti, può essere riassunta nella seguente frase, contenuta in un manoscritto del 1926: “Un anarchismo attualista, consapevole delle proprie forze di combattività e di costruzione e delle forze avverse, romantico col cuore e realista col cervello, pieno di entusiasmo e capace di temporeggiare, generoso e abile nel condizionare il proprio appoggio, capace, insomma, di un’economia delle proprie forze: ecco il mio sogno”. Una tensione che, come libertario, non posso che condividere.

Come non posso che condividere l’affermazione, tratta dallo stesso scritto, secondo la quale “Anche fra noi vi è il volgo, difficile a fare orecchio nuovo a musica nuova, che ad impostazioni di problemi e a soluzioni oppone vaghi disegni utopistici e grossolane invettive demagogiche. Ché quelle quattro ideuzze, racimolate in opuscoletti didascalici o in grossi libri incompresi, nel cervelluccio inoperoso si sono accucciate e sene stan lì, al calduccio di una facile retorica che pretende essere forza solare di una fede intera, mentre non è che focherello fumoso”.

Il volume, aperto da un’ampia introduzione, è suddiviso in capitoli e paragrafi nei quali D’Errico cerca di riorganizzare, per argomenti, i principali scritti berneriani, corredandoli di sostanziosi commenti che fanno spesso riferimento alla realtà attuale. E’ un modo insolito di fare storiografia ma, come a questo punto dovrebbe essere chiaro, l’autore non vuole fare solo storiografia. Guarda, piuttosto, al futuro.

Parte da “la critica dello stato”, centrale nel pensiero di Berneri, per poi passare a “la revisione ideologica” e al “programma”. Chiudono il volume la “biografia” dell’anarchico lodigiano e le “conclusioni” tirate da D’Errico. In appendice: “L’Ebreo antisemita e l’anarchico filosemita” nonchè “Il Leonardo di Sigmund Freud”, testimonianze dell’interesse di Berneri per la psicanalisi.

Che dire? Per chi, come me, apprezza il contributo teorico  di Camillo Berneri, le sue parole suonano bene, tranne, a dire il vero, quelle sulla “cultura proletaria”, che mi sembrano troppo sbrigative, quelle sulla famiglia (della quale arriva a negare la natura autoritaria), quelle sulla religione, poco convincenti, e quelle (non riportate da D’Errico) sulla natura della donna.

Ma di ciò non si può certo far colpa all’autore. L’unica cosa che, forse, gli si può rimproverare è di aver un po’ forzatamente accostato, nel paragrafo intitolato “Una digressione etnologica e pedagogica”, le idee di Pierre Clastres sulle società senza stato e quelle di Bookchin sul rapporto dell’uomo con gli altri esseri viventi alle idee, piuttosto diverse, di Berneri sugli stessi temi. Ma si tratta, come si può ben capire, di dettagli.

Resta intatta  la soddisfazione per quest’opera, della quale consiglio vivamente la lettura: una lettura che è risultata per me, e per altri che con me ne hanno discusso, avvincente come e più di un romanzo. Romanzesca, a dir poco, fu del resto la vita e l’avventura intellettuale di Camillo Berneri, che seppe unire pensiero e azione, grande tensione etica e sensibilità politica.

 

Luciano Nicolini