Chi dorme non piglia pesci

Ipotesi di una rete per l'autogestione

 

Non servono "nuove" esperienze residuali, impiantate intorno a sgocciolature di usati potenziali simbolici in avaria, urge piuttosto avviare un processo di aggregazione sari contenuti, e se proprio è necessaria una sintesi delle differenze, questa può essere contenuta tolta nell'idea di autogestione

L'autogestione non è un'etichetta politico-ideologica, ma al tempo stesso si distingue nettamente non solo dalle scelte di semplice razionalizzazione e attenuamento delle contraddizioni più visibili di questo modello sociale, attraverso leggi, limiti, tecnologie, risanamenti "a valle", delega e centralizzazione, Parallelamente la prassi dell'autogestione non è conflitto fine a sé stesso, o il rimandare ad una "futura società" la soluzione di ogni problema, non è rinuncia alla progettualità della partecipazione diretta, del cambiamento in prima persona, della rivalutazione del proprio ruolo "qui e ora" nella realtà eco-sociale.

Essa è partecipazione progettuale, iniziativa diretta, alternativa radicale ai modelli sostanzialmente affini e promiscui del capitalismo e del centralismo statalista: è un concetto presente in diverse cultura politiche, il cui incontro è condizione necessaria per un progetto davvero innovativo e coerente.

Non servono "nuove" esperienze residuali, impiantate intorno a sgocciolature di usati potenziali simbolici in avaria. Urge piuttosto avviare un processo di aggregazione sui contenuti. E se proprio è necessaria una sintesi delle differenze, questa può essere contenuta tutta nell'idea di autogestione, sulla quale è sempre più urgente un lavoro teorico, a partire dalla tradizione che ha espresso, così come dai problemi che presenta oggi nella società telematica o ha prodotto in situazioni pregresse. Senza eludere la questione della democrazia diretta, disegnando contorni per una società aperta che garantisca in quanto a pari opportunità e libertà effettive, dall'arbitrio e dal "senso comune", nonché da presunte necessità di guida e/o coercizione, ma dove nondimeno sia materialmente possibile una organizzazione sociale concepita in costante divenire, che permetta il pieno dispiegarsi dell'iniziativa umana, esclusi i presupposti ed i vantaggi atti a ripristinare salarialismo e sfruttamento.

L'autogestione è soprattutto la scelta di una pratica realmente alternativa (fuori anche dai luoghi comuni di certo conformismo sinistrese), tanto alle varie forme di riformismo quanto, in un'ottica gradualista e rivoluzionaria al contempo, ad un massimalismo manicheo finalistico ed inconcludente.

Limitarsi a manifestare per dire "agli altri" e soprattutto alle istituzioni quello che esse "dovrebbero fare", significa riconoscere solo a queste ultime il diritto di iniziativa. D'altra parte la politica "migliorista", così come quella del "tanto peggio, tanto meglio", sono accomunate da un pragmatismo povero e dalla speranza, velleitaria o realistica che sia, di riuscire presto o tardi di occupare e gestire il potere con i mezzi del potere, anziché contestarne le forme e delegittimarlo già da oggi per svuotarlo domani. La pratica dell'autogestione è quella che meglio può aggregare e far crescer un'"altra società" sottratta al monopolio dello stato, composta di individui coscienti che organizzano autonomamente la propria vita, il soddisfacimento dei propri bisogni, i consumi, il lavoro, la cultura, secondo logiche opposte a quelle del saccheggio di altri popoli e delle risorse del pianeta, delle gerarchie, della passività, della competizione, dell'uniformità, dell'esclusione dei più deboli, della forza. Ha una forte portata generale, è terreno possibile di collegamento per settori diversi: da quello studentesco a quello ecologista, dai lavoratori autorganizzati ai centri sociali e alle fasce non garantite che, finché separati, continueranno a scontare il rispettivo isolamento.

Proponiamo di iniziare a lavorare seriamente per l'incontro di quelle opzioni e di quelle aree che diverse per percorsi politici e culturali, e per le tematiche e categorie sociali che esprimono, tuttavia già incarnano nei fatti l'impostazione autogestionaria. Compito di una rete di collegamento non deve essere quello di fare concorrenza elettorale ai partiti (o peggio di essere strumento di questa o quella forza politica), ma di coordinare e mettere a confronto realtà che, continuando a condurre una vita sociale e politica autonoma, propongono alla città ed ai movimenti un progetto comune.

Non vogliamo ignorare che esistono tanti modi di risolvere le questioni – pratiche e teoriche – connesse con il concetto di autogestione: crediamo però che la forma federativa, improntata a metodi di democrazia consensuale, possa far coesistere le diversità permettendo ad ognuna di dare il suo contributo senza velleità egemoniche, salvaguardando anzi la continua dialettica come una ricchezza indispensabile ad ogni soggetto vitale.

I profondi mutamenti della situazione politica intervenuti in Italia e nel mondo, impongono una seria verifica delle prospettive e delle alternative al modello socio-economico dominante. Pensiamo che sia possibile e necessario uscire dalle crisi odierna per costruire un forte punto di riferimento per un progetto politico che vada oltre il semplice miglioramento di questo sistema, operando al tempo stesso quella necessaria rottura radicale con la tradizione togliattiano-stalinista e comunista/autoritana ancora non totalmente consumata in Italia.

Invitiamo tutti gli interessati a partecipare al processo di costruzione di una rete territoriale per l'autogestione, e a verificare e approfondire i contenuti della nostra proposta. Iniziando contemporaneamente a esaminare insieme alcuni settori di iniziativa, con l'area antimilitarista nonviolenta sulla crisi dei Golfo Persico, con il Network europeo dei giovani alternativi muovendoci rispetto ai diversi fronti aperti nella metropoli (lotte contro i scempi urbanistici e l'inquinamento, occupazioni di case, centri sociali,...) operando un collegamento tra scuola e università, tra area del lavoro garantito e area del "non lavoro".

A questo scopo chiediamo a singoli, gruppi politici, cooperative, associazioni, centri sociali, collettivi, organizzazioni sindacali di base, lavoratori alternativi, riviste, di farci pervenire la propria adesione, o comunque di intervenire in merito a questo documento, che sarà ampliato e/o modificato via via che si aggiungeranno nuovi contributi.