Si è molto speculato sull’identità affettiva di Henry David Thoreau (Concord, Massachusetts, 12 luglio 1817 - 6 maggio 1862). Da David Kalman (1948) a Raymond Gozzi (1957), da J. Z. Eglinton (1964) a Philip Van Doren Stern (1970), a Leon Edel (1970), a Walter Harding (1971), a George Whitmore (1974), per finire con Jonathan Katz (1978), in pratica tutti gli studiosi della sua opera e della sua vita sono concordi, anche se alcuni sostengono che fosse "assolutamente omosessuale" (Whitmore), altri che lo fosse "in maniera non attiva... e se aveva inclinazioni omoerotiche, ebbe apparentemente successo nel sopprimerle o sublimarle" (Harding), altri ancora indicando nome e cognome dei ragazzi che amava.

La teoria della sublimazione è estremamente dura a morire. Ogni volta che di un personaggio famoso salta fuori (più o meno a sorpresa) che era gay, si segue una scala di prese di posizione più rigida e prevedibile del teorema di Pitagora: dapprima si nega la rivelazione insultando il suo autore e criticandone l’attendibilità, poi se ne mette in discussione (in ridicolo) l’evidenza, si continua sottolineando che il personaggio in questione era bisessuale, più che omosessuale (sempre meglio di niente!), si ammette che lo era ma represso o sublimato o su un piano intellettuale (o artistico), gli si riconosce una omosessualità "transitoria" limitata nel tempo (l’adolescenza?) o nello spazio (lo faceva solo in Algeria!), infine si prende atto che era sodomita e si rimette in discussione tutta la sua produzione passando all’offensiva ("Michelangelo era gay ed anche eretico. Ha dipinto un Giudizio Universale terribile, torvo, che non lascia speranza... anche il Cristo della Pietà e quello di Santa Maria sopra Minerva... sono due figure efebiche, effeminate, alla maniera dei greci": lo dicevano i gesuiti della Civiltà Cattolica ancora negli anni Novanta, e peccato che ho perso la fonte!). Così, ognuno è libero di interpretare i diari di Thoreau come meglio crede, anche quando, in una poesia dell’8 aprile 1838 intitolata Amicizia, scrive con il suo caratteristico ermetismo:

Penso per un po’ all’Amore...

…Se la verità fosse conosciuta, l’Amore non può parlare,
Ma solo pensa e fa;
Sebbene di sicuro trapelerà
Senza l’aiuto del greco,
O d’altra lingua...

...Due querce vigorose, voglio dire, che l’una accanto all’altra
Resistono all’invernale tempesta,
E, malgrado il vento e l’onda
Crescono l’orgoglio del prato
Perché ambedue son forti...

...Le loro radici sono intrecciate
Inseparabilmente.

I 16 volumi dei Journals di Thoreau non registrano avvenimenti quotidiani, ma sono un tentativo di generalizzare e speculare sul loro significato, alla ricerca di un senso più universale. Così, per poter capire il filosofo di Concord, è necessario fare un’analisi incrociata tra i diari e gli avvenimenti della sua vita che possano esser ricostruiti da altre fonti. E le sorprese non mancano.

Il 17 giugno 1839 Edmund Sewall, un bambino di 11 anni visitò Concord per una settimana, ospite dei Thoreau, andando in barca ed in giro per i boschi insieme al 22enne David il quale, dopo cinque giorni, scrisse sul suo diario: "22 giugno, sabato. Negli ultimi giorni sono entrato in contatto con uno spirito puro, non compromesso... È impossibile non amare spiriti del genere".

 

E lo stesso giorno in cui il fanciullo partì, il 24:

Ultimamente, ahimè, ho conosciuto un ragazzo gentile,
Le cui fattezze erano fuse tutte in uno stampo di Virtù...
...Lo avrei dovuto amare, lo avessi amato meno.
Lo stile di Thoreau è necessariamente criptico, codificato, come lo stile di tutti gli scrittori omosessuali che dovevano fare i conti con una società ostile o con le leggi di uno Stato che mandava perfino a morte chi praticava apertamente la propria sessualità. Inoltre, anche per educazione aveva difficoltà "nell’esprime i suoi sentimenti romantici verso gli uomini", come ricorda David Greenberg (The construction of homosexuality, The University of Chicago Press, Chicago, 1988, pag. 359).

Allora, è straordinaria la somiglianza tra il suo "Amore che non può parlare" e "L’Amore che non osa dire il suo nome" di Alfred Douglas ed Oscar Wilde cinquant’anni più tardi. E perfino con l'"Amore senza Nome" di John Henry Mackay (1905).

Inoltre, in America "greco" è da sempre una parola in codice sinonimo di "gay" o, comunque, di relazioni sentimentali virili, e parlare d’amore tra "due querce vigorose" non è di certo un paragone molto usato per indicare l’affetto tra un giovane ed una giovane.

Sul concetto "greco", Thoreau tornerà molte volte, esaltando la "comunità greca" di "amici maschi", parlando di Oreste e Pilade, Damone e Finzia (Quando Dionisio di Siracusa, nel IV° secolo a. C., condannò a morte Finzia, il pitagorico Damone chiese al tiranno di potersi sostituire come ostaggio all’amico per permettergli di assentarsi. Poiché Finzia ritornò nel tempo stabilito, Dionisio li lasciò liberi entrambi ammirato dal loro coraggio e dalla forza della loro amicizia).

Ma Thoreau è uomo del suo tempo e salta tranquillamente, con eleganza, dagli antichi eroi greci ai suoi contemporanei trappers, come quando racconta della profonda amicizia tra un pellerossa ed un bianco che vissero in una capanna, insieme, per un inverno, cacciando e ponendo trappole (Una settimana sui fiumi Concord e Marrimack).

Greenberg fa notare che, in quella occasione, Thoreau "non dice se erano amanti". Fare una simile affermazione, all’epoca, avrebbe significato la morte sociale e civile oltre ad altre più gravi sanzioni penali. Nemmeno Walt Whitman (1819-1892) parlò mai di omosessualità, termine che, in ogni caso, neppure esisteva (è stato coniato nel 1868 dall’ungherese Benkert ed ha impiegato un po’ di anni a diffondersi). Whitman, come ho spiegato su Stonewall, "espresse l’ideale di un amore maschile in termini democratici, e parlò con sufficiente ottimismo di un cameratismo adesivo riassunto nella sua particolare insistenza sul terzo elemento del motto della Rivoluzione Francese: libertà, eguaglianza, fratellanza. Whitman negò sempre, ed è comprensibile il perché, di essere gay...".

 

Il 5 novembre 1839, Thoreau scrive che "questi giovani germogli di virilità per le strade sono come i ranuncoli nei prati, sottomessi alla natura". Da sottolineare che il ranuncolo, che è un fiore selvatico molto bello e colorato, in inglese si dice "buttercup" ("tazza di burro"): il suono della frase è molto, molto più "dolce".

Il 18 febbraio 1840: "Ogni romanzo affonda le sue radici nell’amicizia. Cos’è questa vita rurale, pastorale, poetica, se non una sua invenzione? Forse che la luna non splende per Endimione? I dolci pascoli e le arie miti sono per qualche Corydon e Phyllis. Il paradiso appartiene ad Adamo ed Eva. La Repubblica di Platone è governata dall’amore Platonico" (da notare che, qualche anno più tardi, nel 1922, André Gide titolerà il più rivoluzionario libro sull’omosessualità dei tempi moderni con il nome di Corydon).



A marzo, il giovane Sewall viene iscritto nella scuola diretta dai fratelli Thoreau.
Il 17 ottobre David scrive: "Alla presenza del mio amico provo vergogna delle dita delle mie mani e dei miei piedi. Non c’è niente di più bello del mio amore per lui".
Il 18: "Non posso fare una rivelazione - dovresti vedere il mio segreto".
Il 19: "La casa del mio amico è incandescente al mio occhio, mentre io non ho casa, ma solo un vicinato accanto alla sua".
Il 20: "Il mio amico è la giustificazione della mia vita. Sono in lui gli spazi che la mia orbita attraversa".

 

Finita la storia con il giovane Sewall, morto il fratello John, David Thoreau si trasferisce nella famosa capanna di Walden Pond, non molto lontano da Concord, nel 1845.
Ha 29 anni, e scrive di un tale Alex Therien resuscitando i suoi amati greci e, ovviamente, Achille e Patroclo:
"Perché, o Patroclo, piangi come un bambino [o: come una bambina]?"

Incontra gli operai che stanno costruendo una ferrovia e uno di loro gli rimane particolarmente impresso, "un giovane ben fatto, tipo marinaio, tipo greco...".

Il 12 giugno del 1852 commenta la bellezza fisica dei corpi nudi dei giovani: "I ragazzi si fanno il bagno ad Hubbard’s Bend, giocando con una barca (io sto ai salici). Il colore dei loro corpi sotto il sole, a questa distanza è piacevole, il colore della carne che non si vede molto spesso... Che cosa singolare per un angelo in visita su questa terra annotare sul suo bloc-notes che agli uomini è proibito mostrare i propri corpi sotto le pene più severe! Un rosa pallido che il sole abbronzerà ben presto. Uomini bianchi!... Mi chiedo se il cane riconosce il suo padrone quando costui si fa il bagno senza i vestiti".

Come scrive in questi casi l’autorevole "New York Times": he never married, "non si sposò mai"!

CHI ERA THOREAU?

Rivendicato soprattutto dagli anarchici europei, dal partito libertario nordamericano, e dai movimenti nonviolenti di tutto il mondo, più di recente (1993) è diventato punto di riferimento della Lega Nord, soprattutto del senatore Gianfranco Miglio, per le sue posizioni di disobbedienza civile enunciate in un libretto del 1849 nel quale teorizzava sull’opposizione non violenta all’autoritarismo statale.

Era nato il 12 luglio 1817 a Concord, nel Massachusetts: una cittadina intorno alla quale trascorse quasi l’intera esistenza. Nel 1845 si ritirò sulle rive del Walden Pond, a poche miglia di distanza, ma in una zona semi-selvaggia e disabitata per avere un contatto con la natura più immediato e meno artificiale.
Criticò la politica egoista degli Stati Uniti nei confronti del Messico e per questo motivo venne arrestato. Si affermò come scrittore empirico-trascendentalista, influenzato da Emerson, che aveva conosciuto nel 1837.

Le opere di Thoreau sono piene di slanci lirici e tesi alla piena realizzazione dell’individuo e della sua libertà anche (e forse soprattutto) attraverso la critica ai bisogni artificiosi dell’uomo. Ha scritto molto, soprattutto i Diari (16 volumi, pubblicati per intero solo nel 1906), Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack (1849), Walden o La vita nei boschi (1854), Apologia per il Capitano John Brown (1859), il famoso abolizionista che combatteva a livello personale con un gruppo di amici contro gli stati schiavisti del Sud e che venne impiccato, appunto, nel 1859. È lo stesso John Brown della popolare canzone americana Glory, Glory, Hallelujah.

Thoreau, stranamente non molto conosciuto in Italia, "è uno degli scrittori americani più noti e più amati" (Franco Meli), ed ha influenzato notevolmente il pensiero di Gandhi e Martin Luther King.
(Una delle poche volte nelle quali se n’è parlato nel nostro Paese, al di là dei contesti più propriamente anarchici, fu il 6 giugno del 1976, presso il centro gay dell’Ompo’s, nel corso di una conferenza sul Manifesto Capitalista).

Morì alle nove di mattina del 6 maggio 1862, di tubercolosi, dopo circa un anno di sofferenze fisiche. Sentendosi avvicinare la fine, consolava la madre, la sorella e gli amici: "È meglio che le cose finiscano", "Sì, questo è un bel mondo, ma fra poco ne vedrò uno ancor più bello".
Alla zia, che gli chiedeva se si era messo in pace con Dio, rispondeva: "Non mi sembra di averci mai litigato".
Rifiutò ogni "religiosità" fino alla fine, sentendosi perfettamente in pace con se stesso e con l’infinito e quando, sul letto di morte qualcuno gli domandò se già poteva vedere "l’altra sponda" rispose: "Un mondo alla volta".

Tra le sue opere postume bisogna ricordare Le escursioni (1863), I boschi del Maine (1864), e Un americano in Canada. Scritti antischiavisti e riformatori (1866).


Saggio inserito il 07/09/2004