Ricordando Vernon Richards

Vernon Richards, deceduto all’età di 86 anni, essendo nato a Soho il 19 luglio 1915, era figlio dell’anarchico italiano Emidio Recchioni che, dopo essere evaso da un bagno penale alla fine dell’Ottocento aveva aperto il famoso negozio “King Bomba” al 31 di Old Compton Street.
Nel 1935, a vent’anni, dopo essere stato estradato dalla Francia in seguito al patto Hoare/Laval, Vero Recchioni aveva anglicizzato il proprio nome e aveva cominciato a pubblicare a Londra la rivista Free Italy/Italia libera, in collaborazione con Camillo Berneri, esule dall’Italia e che sarebbe poi stato assassinato a Barcellona dagli agenti staliniani.
Nel 1936, allo scoppio della guerra civile e della rivoluzione in Spagna, si unì ai veterani di un’altra rivista anarchica, Freedom, per pubblicare un giornale di lingua inglese che desse voce agli anarchici spagnoli: Spain end the World, in un momento in cui, come più tardi ebbe a dire il suo amico George Orwell, in Inghilterra si sentiva solo la versione News Chronicle / News Statesman degli eventi spagnoli.
Nel corso della Seconda Guerra mondiale il giornale prese il titolo di War Commentary. La figlia di Berneri, Maria Luisa, era diventata la compagna di Vernon Richards e gli fu accanto fino alla tragica scomparsa sua e del bambino appena dato alla luce, nel 1949. Intanto la redazione del giornale, che nel 1945 aveva ripreso il nome originale di Freedom, era stata arrestata in blocco e incriminata per sobillazione nei confronti di esponenti delle forze armate. Vernon Richards, insieme a John Hewetson e a Philip Sansom, rimase in prigione per nove mesi.
Uno degli aspetti più positivi di questo periodo d’incarcerazione fu l’opportunità che gli fu data di riprendere a suonare il violino e addirittura di formare una piccola orchestra con altri musicisti in prigione. Quand’era un bambino libero di scorrazzare per le strade di Soho, aveva studiato il violino sotta la guida dello zio di John Barbirolli, da ragazzo aveva suonato il repertorio orchestrale, aveva assistito alla grande serie di concerti beethoveniani diretti da Toscanini alla Queen’s Hall, alla fine degli anni trenta, e si era fatto autografare il programma dal maestro. Agli amici resta il rimpianto di non averlo più sentito suonare dopo che era uscito di prigione.
Pur essendo laureato in ingegneria civile, non riprese mai più l’esercizio della professione, asserendo che una delle cose che aveva imparato in prigione era l’idiozia di inseguire una “carriera”. Si guadagnava da vivere gestendo il negozio di sua madre, finché, cambiata l’atmosfera di Soho negli anni cinquanta, riuscì a venderlo. Dopo di che lavorò come fotografo indipendente e come giardiniere e poi l’agente di viaggio per la Spagna di Franco e per l’Unione sovietica di Breznev, convinto che il turismo creasse legami che avevano un influsso liberatore e spalancasse le frontiere più chiuse. Nel 1968 si trasferì insieme a Pete Hewetson in una piccola tenuta nel Suffolk, dove coltivò per quasi trent’anni prodotti naturali.
Aveva continuato a dirigere Freedom settimanale dal 1951 al 1964, ma poi fu sempre pronto a riprendere il suo ruolo di redattore tutte le volte che pensava che il giornale prendesse una direzione sbagliata. Solo negli anni novanta cessò la sua collaborazione con questo periodico cui aveva ridato vita sessant’anni prima. In questo periodo il marchio editoriale di Freedom Press fece uscire dalla redazione di Whitechapel un numero incredibile di libri.
Era merito suo: nel corso degli anni cinquanta scrisse, a puntate mensili, la sua opera tante volte ristampata e tradotta, Lessons of the Spanish Revolution, frutto di tante sere domenicali trascorse con la sola compagnia della sua fedele bottiglia di Valpolicella.
Ripensando all’impegno di un’intera vita dedicata al mantenimento di una presenza anarchica nell’editoria britannica, gli amici pensavano che alla base ci fosse stato l’esempio di suo padre, che era stato coinvolto in un fallito complotto per assassinare Mussolini. Ma io l’ho sentito con le mie orecchie criticare seccamente suo padre definendolo “terrorista borghese”. In effetti la personalità anarchica che più lo influenzò fu Errico Malatesta, e il suo libro Malatesta: Life and Ideas è stato letto in tutto il mondo.
Con il suo impegno assoluto per l’editoria anarchica, è stato anche uno spietato sfruttatore del lavoro degli altri. Del gruppo straordinario che aveva animato negli anni quaranta, George Woodcock, Philip Sansom e John Hewetson, nessuno era rimasto in termini di amicizia con lui, che, per parte sua, incapace di ammettere di avere spesso agito come un manipolatore, considerò il loro distacco dalla sua cerchia come una prova del fatto che tutti erano rimasti sedotti dalle lusinghe del capitalismo.
Alla fine degli anni novanta alcuni suoi ammiratori favorirono la pubblicazione da parte di Freedom Press di quattro suoi libri di fotografie, a partire del suo famoso ritratto di Orwell e di suo figlio Richard nel 1946, sul volume George Orwell at Home.
Un’imprevista coda a questo tributo gli venne dalla cittadina catalana di L’Escala. Vernon aveva cominciato a portare villeggianti in quel paesino poverissimo nel 1957, fotografandone gli abitanti. Nel 1999 il Centro Studi Catalani realizzò un prezioso album di fotografie che, per gli abitanti del luogo è diventato una preziosa testimonianza della dignità dei loro nonni in quei tempi duri.

Colin Ward
(traduzione dall’inglese di Guido Lagomarsino)